Linee Guida Netflix – Chiarimenti e Approfondimenti

Care socie e soci,

vorremmo dare un chiarimento e condividere osservazioni e intenzioni sui cosiddetti “Principi Condivisi Netflix”, che dalla loro pubblicazione il 7 novembre u.s. hanno sollevato alcuni interrogativi e alcune critiche.

Ci rendiamo conto che, se le associazioni avessero condiviso in maniera più continuativa il percorso fatto, molti dubbi e forse anche qualche criticità sarebbero stati già risolti. Nelle prossime occasioni lo faremo, e anche per questo ora vogliamo qui spiegare la strada che ci ha portato alla definizione di questi Principi Condivisi, e il perché come associazioni li riteniamo innanzitutto un gran risultato, sia pur migliorabile.

E’ necessario anche fare una precisazione: le linee guida Netflix non sono una emanazione degli autori, non ce le siamo inventate noi. Esistono, Netflix le applica, e fino a poco tempo fa noi autori non avevamo nemmeno la possibilità di conoscerne i contenuti esplicitamente svantaggiosi per noi, oltre che a volte strumentalizzati dai produttori. Quello che le associazioni hanno fatto, è stato porsi come soggetto interlocutorio diretto per mettere dei paletti a difesa di alcuni diritti fondamentali degli autori. Certo, qualcuno riusciva a conquistarli lo stesso, grazie alla propria forza contrattuale. Ma la maggioranza no. Ora a nessuno viene tolta la possibilità di continuare a far valere quella forza contrattuale, ma a qualcuno viene dato uno strumento per difendersi.

In ogni caso vogliamo rassicurare tutte le associate e gli associati: siamo pronti, come sempre, a recepire le osservazioni e a trovare soluzioni per eventuali problemi – lo stiamo già facendo.

Per loro natura, infatti, i Principi Condivisi sono destinati, per effetto della pratica evoluzione delle trattative, a essere sottoposti a verifica sulla loro concreta applicazione. Proprio nella pratica delle trattative e dei contratti, quindi, ci sarà modo di testarne l’efficacia o le criticità.

Le associazioni degli autori si sono date un tempo di tre mesi per monitorare, attraverso report di case history, con il supporto dei propri iscritti e dei loro agenti (con cui stiamo già dialogando in merito), tutte le eventuali problematicità emerse nella pratica contrattuale, elaborando un documento dettagliato sulla base del quale aprire un nuovo confronto con Netflix: è un percorso in divenire. Quindi chiediamo a tutte e tutti di segnalare ogni dubbio o problema, grazie!

Detto ciò, vorremmo fare chiarezza:

  1. Principi Generali

I “Principi Condivisi” sono delle linee guida che, per definizione, essendo condivisi da tutti soggetti interessati, servono a evitare incertezze e strumentalizzazioni da parte di produttori che non possono più nascondersi dietro vere o presunte guidelines di Netflix, il cui contenuto – prima dell’inizio di questa trattativa – non era mai stato mostrato alle associazioni degli autori.

Tutelano innanzitutto gli autori con minore potere contrattuale, dato che ogni negoziazione non può andare al di sotto di questi principi. Il che non significa che autori con maggiore potere contrattuale non possano ottenere condizioni più favorevoli: ogni negoziazione è un caso a sé, come del resto dimostra il fatto che la clausola “first opportunity” condivisa con Netflix già dal 2021, non ha mai impedito la conclusione di contratti a condizioni migliorative, ma ha certamente impedito che venissero applicate agli autori condizioni peggiorative.

In ogni caso è sufficiente ricordare, per tutte, la sentenza n. 8770/2018 della Suprema Corte di Cassazione, Sezioni Unite, che ha definito le linee guida come “… un condensato delle acquisizioni scientifiche, tecnologiche e metodologiche concernenti i singoli ambiti operativi, reputate tali dopo un’accurata selezione e distillazione dei diversi contributi, senza alcuna pretesa di immobilismo e senza idoneità ad assurgere al livello di regole vincolanti”. Le linee guida sono dunque delle raccomandazioni e non delle norme giuridiche, né prevedono un sistema sanzionatorio in caso di non rispetto o modifica.

Per la stessa ragione, far parte o meno di una associazione che li abbia condivisi, non cambia l’operatività della loro applicazione: dei Principi Condivisi usufruiranno anche i non iscritti ad alcuna associazione, perché a questi principi farà ora riferimento Netflix, come fino al 7 Novembre faceva riferimento a principi non condivisi né negoziati e per questo meno favorevoli per gli autori.

Di converso, Netflix, davanti alla trattativa con un autore che sostenga di non aderire ai principi, non essendo iscritto ad alcuna associazione, risponderà semplicemente che quelli sono i propri principi guida, e che quindi si applicano a chiunque.

Quello che hanno fatto le associazioni, con una lunga trattativa, è stato migliorarli rispetto alle Linee Guida che c’erano prima.

Rimane il fatto che l’autore, come sempre, se può, farà valere la sua forza contrattuale.

  1. Un po’ di storia
I primi contratti per produzioni italiane Netflix risalgono al 2018/19. Erano contratti in doppia colonna, italiana e inglese, con allegate varie pagine di “termini standard”, che il produttore doveva adottare assieme a linee guida che nessun autore riusciva mai a conoscere, e che venivano continuamente evocate per non aderire alle varie richieste degli autori. Quei contratti erano totalmente a vantaggio delle produzioni e non c’era che un minimo spazio per provare a migliorare la posizione degli autori. A poco a poco i produttori hanno potuto utilizzare i loro modelli contrattuali, ma se cambiava la forma, poco cambiava la sostanza per gli autori, al punto che nel 2021, con una levata di scudi da parte delle associazioni di categoria (di autori e attori) e con l’adesione delle più importanti agenzie e studi legali, si decideva di provare a porre un limite a questa situazione, con particolare riferimento a una serie di clausole che i produttori continuavano a imporre, sempre evocando le linee guida Netflix – note solo a loro – tra cui quella di attribuirsi il diritto, esercitabile a loro discrezione, di affidare o meno ai creatori la scrittura delle stagioni successive senza che i creatori potessero fare altro se non accettare la decisione, negativa o positiva che fosse. Vennero quindi incaricati Valentina Conti e Roberto Minutillo Turtur di avviare direttamente con Netflix una negoziazione per porre fine a questa situazione, e ottenendo alcuni primi importanti risultati (come la “first opportunity”, che contrastava la prassi di cui sopra).   Da allora, pur con la presenza di maggiori tutele, la prassi contrattuale e le cases histories continuavano a segnalare varie criticità su alcuni aspetti, e a quel punto 100autori e WGI, partendo da casistiche precise (esattamente come intendono fare adesso anche per i Principi Condivisi e la loro applicazione pratica), hanno deciso di farsi carico di un nuovo tentativo di miglioramento, questa volta ancora più incisivo e più largo, ottenendo la lettura delle Linee Guida preesistenti e ancora conosciute solo dai produttori, e ponendosi direttamente come interlocutori di Netflix per aprire un tavolo di discussione volto a cercare di definire dei principi condivisi che eliminassero zone d’ombra. L’esito di questo tavolo di discussione, confronto e trattativa sono i Principi Condivisi. È importante notare quindi che quanto ottenuto, come detto sempre in fieri e ancora migliorabile, è stato possibile solo grazie al ruolo e al lavoro di 100autori e WGI, unici interlocutori con cui Netflix ha ritenuto di aprire un vero e fattivo confronto. Il tavolo aperto con Netflix dagli autori italiani, inoltre, e i Principi ottenuti, hanno suscitato grande interesse da parte delle associazioni “consorelle” europee, che ci hanno comunicato il loro apprezzamento: siamo i primi in Europa ad aver aperto un dialogo con un vero e proprio colosso industriale, e speriamo di poter essere d’esempio perché diventi una prassi diffusa.
  1. Nel merito e nei contenuti

Provando a fare un confronto tra un prima e uno dopo rispetto alla diffusione di questi nuovi Principi, e concentrandoci sui punti che hanno destato maggiori perplessità, potremmo capire meglio da dove veniamo, dove siamo e dove stiamo andando.

Ieri…

con le “Linee Guida Netflix Produttori”:

1) nessuna previsione che configurasse o definisse i creatori della serie né tantomeno i loro specifici diritti;

2) nessuna garanzia su definizione dei crediti e posizionamento dei titoli;

3) facoltà di risoluzione e di recesso senza alcuna penale a suo carico;

4) per i registi: final cut al produttore e diritto del produttore di richiedere modifiche, emendamenti, adattamenti e/o correzioni, modificando l’opera anche contro la volontà del regista, escludendolo dalla lavorazione finale.

5) obbligo di non commettere atti che possano gettare “discredito”, non meglio specificato, su produzione/cessionari/licenziatari, pena licenziamento, col rischio di venire accusati di qualunque cosa a discrezione del produttore.

6) presenza della cosiddetta “clausola morale”, per cui era richiesto agli autori di rinunciare ai propri diritti morali, oltre che a quelli di sfruttamento dell’opera.

E altro…

… oggi…

con i “Principi Condivisi”:

  • Per la prima volta riconosciuto, almeno tra le realtà europee, il credito di “created by” per i creatori di un’opera. Si tratta di una conquista senza precedenti, che Netflix da adesso riconoscerà agli autori intestatari dei documenti definiti come “generatori” di quell’opera. E’ un precedente che le associazioni stanno già cercando di usare per ottenere lo stesso anche dagli altri broadcaster che non lo hanno mai riconosciuto.
  • Maggiori garanzie sui titoli on screen e sul pressbook, credit sceneggiatura subito dopo regia.
  • Limiti sostanziali alla facoltà di recesso che, vogliamo chiarire, esiste per legge nel nostro codice civile (art.2227). Dunque il fatto che un agente ottenga di non avere la clausola di recesso esplicitata nel contratto, non significa affatto che il produttore non possa esercitarlo, dal momento che il recesso non è giuridicamente cancellabile. Ora che è stato negoziato, però, ci sono dei limiti temporali entro i quali il produttore può esercitare il recesso, nonché delle garanzie di pagamento del maturato che prima veniva nella maggior parte dei casi semplicemente non corrisposto.
  • Obbligatorietà di condivisione con il regista delle modifiche richieste sul final cut, da concordare con lui e da proporgli di effettuare anche qualora non si raggiunga l’accordo su di esse.
  • Pagamento dovuto per intero alla terza revisione, anche se dovessero esserne richieste altre, e differenziazione tra revisioni e riscritture: queste ultime sono per la prima volta quantificate in termini economici.
  • First opportunity: esistente dal 2021, stabilisce che Netflix deve offrire la seconda stagione agli autori della prima, cosa che prima poteva avvenire a sua discrezione. A quel punto, a seconda di quando viene comunicata l’offerta (e ora i termini sono molto più brevi di quelli previsti in precedenza), l’autore è tenuto ad accettare alle condizioni predeterminate, ovvero può non accettare se la proposta gli arriva oltre il termine pattuito. Inoltre si fissa una percentuale di incremento economico per la stagione successiva (+ 5%) che prima era pari a zero. Come sempre chi riesce può negoziare al rialzo.
  • Precisazione di norme di comportamento esplicite e focalizzati sui rapporti di lavoro, che rimandano a precisi codici condivisi e sempre condivisibili, relativi a ogni forma di discriminazione, frode, violenza e in generale a qualunque comportamento che possa creare un ambiente di lavoro ostile, intimidatorio, degradante o umiliante.
  • Eliminazione della cosiddetta “clausola morale”. Bisogna precisare che si tratta qui di una conquista formale, ma importante come segnale di distensione nel dialogo: perché detta clausola era infatti mutuata dall’America, e comunque inapplicabile per la legge italiana, nella quale i diritti morali sono inalienabili. Ma essendo presente nei contratti, nel caso Netflix volesse farla valere bisognava opporsi, e avvalersi di un avvocato.

… e domani

Puntiamo ad alzare i minimi!

A omettere che i creatori non possano essere più di tre (ma almeno la prassi ci dice che, se 3 è il numero oltre il quale – solitamente – non si va, ogni qual volta si sia superato questo numero nessuno sia stato “fatto fuori” da un contratto).

A eliminare il limite massimo nella quantificazione delle riscritture.

A mettere nero su bianco che i titoli per gli autori non possano essere “skippabili”…

… e in generale miriamo a continuare il percorso, a migliorare sempre di più le condizioni lavorative degli autori, e faremo tesoro di tutti i suggerimenti e le criticità emerse.

 

 

 

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