GenderPayGap: Azzerarlo è la sfida da vincere nel cinema e nell’audiovisivo

Siamo un Paese lento a riconoscere i talenti, ancor di più se il talento è femminile. Professionalità e competenza in Italia vengono ancora retribuite a due velocità e provate a indovinare chi riguarda quella accelerata. Sono gli uomini a guadagnare di più a parità di ruolo, competenza, mansioni. Si chiama: genderpaygap. Vale a dire: se sei donna ci metti il doppio del tempo rispetto a un uomo e non è detto che alla fine prenderai la sua stessa retribuzione. Accade in ogni comparto produttivo, da quello più umile a quello intellettuale, compreso il mondo dell’audiovisivo, come confermano anche i dati relativi alla valutazione di impatto della legge sul cinema: per registe e autrici il gender pay gap è cresciuto del 10% dal 2017, quando si assestava al 28,8%, al 2022 quando è schizzato al 38,8%. E malgrado si sia registrato un aumento della retribuzione media giornaliera nel comparto, il dato non ha riguardato le donne, o almeno non con la stessa velocità con cui ha impattato sull’altra metà del cielo. «E’ un dato molto indicativo perché corrisponde anche a un aumento dei titoli ad alto budget, associati prevalentemente alla regia maschile – spiega Domizia De Rosa, Presidente di Women in Film, Television & Media Italia – Si evidenzia una doppia velocità, si cresce tutti, ma in maniera diversa. Ed è qui che dobbiamo operare, per far sì che ci sia lo stesso passo per tutti nel sistema”.
Idem sentire per le attrici e interpreti, o per le montatrici, per le assistenti alla regia e così via.

A parlarne questa mattina al Nuovo Cinema Aquila a Roma, sono state tutte le associazioni di categoria (100Autori, Wiftm, Amc, Wgi, Anac, Unita, Ucid, Aits, Aiarse, Apa, Doc.it, Air3, Fidac, Apa), nel corso dell’iniziativa lanciata dal gruppo Mind the gap, (composto da Angela Norelli, Elisabetta Giannini, Anna Sartori e Emma Gasparini Paotti), su genderpaygap nel cinema e nell’audiovisivo. “Qualcosa non va se ci sono l’80% di truccatrici e solo il 10% di direttrici della fotografia”, osserva De Rosa. Il tema è anche, forse soprattutto, “la narrativa che ancora riguarda le donne e il loro ruolo nella società. Dobbiamo cambiare la narrativa – dice Paola Randi, vicepresidente 100Autori e coordinatrice del Gruppo Pari Opportunità -, facendo una grande operazione culturale e facendola tutti e tutte insieme perché questo è uno snodo che riguarda uomini e donne. Laddove le donne raggiungono ruoli apicali, in ogni settore produttivo, producono lavoro e ricchezza che scendono a cascata su tutti. Nel cinema nei nostri confronti, invece, c’è un pregiudizio a monte. Quando si tratta di ottenere i finanziamenti inizia la prima discriminazione”.

Cambiare la narrativa e cambiare il racconto che non può essere soltanto la traduzione di un ruolo tipicamente maschile al femminile, lo sforzo deve essere quello di un racconto che del femminile è ancorato al vero, a ciò che davvero le donne sanno e riescono a fare. Una visione del potere al femminile che non può essere “eccezionalità”, non occorre essere eccezionali per veder riconosciuto il proprio ruolo e il proprio lavoro quando agli uomini basta essere normali per ottenere lo stesso risultato. Sia chiaro: qui aria di vittimismo non si respira, al contrario c’è la consapevolezza delle proprie competenze e professionalità, passione e creatività che però sbattono contro i dati che continuano a sorreggere il famoso tetto di cristallo che somiglia sempre più a un tetto di cemento armato. Qualche altro esempio: su 22 film girati nel biennio 2022-23 con budget superiore a sei milioni di euro figurano solo due registe: Alice Rohrwacher e Paola Cortellesi.

Ancora: da un “Monitoraggio sulla rappresentazione della figura femminile, sulla capacità di garantire il pluralismo di temi, soggetti e linguaggi e contribuire alla creazione di coesione sociale nella programmazione Rai trasmessa nell’anno solare 2021” risulta che la presenza (in ogni programma o tg etc.) è stata per il 62,9% di uomini e il 36,8% di donne. Se poi si è over 55 la presenza femminile scende ancora di più: 25% versus il 75% degli uomini. Tanti gli interventi, oltre a quelli citati: da Carla Giulia Casalini (Wgi), a Gloria Giorgianni (Apa), Giovanni Caloro (Air3), Gianluca La Rosa (Aiarse), Daniela Giordano (Unita), Francesca Addonizio e Sarah McTeigue (Amc), Maria Iovine (Doc.it), Sara Casani e Stefania De Santis (Uicd), Ginevra Nervi (Acmf), Simona Costagliola (Aitr) alla regista produttrice Antonietta De Lillo. L’auspicio delle organizzatrici di questo appuntamento è che possa avviarsi un percorso comune per arrivare a proposte concrete che possano sì colmare le distanze retributive, ma anche aprire spazi sempre più ampi per le registe, le direttrici di fotografia e per tutte quelle figure professionali dove la sproporzione tra i generi rimane spiegabile soltanto per un pregiudizio aprioristico e per il persistere di una narrativa che sempre meno riflette la realtà.

Torna in alto